Auguri da Mapuordit

Carissimi, un saluto ed un sorriso da Mapuordit, Sud Sudan.


Il Natale e del Signore è ormai alle porte e vorrei non perdere l’occasione di portarvi con questo messaggio i miei personali Auguri per un Gioioso Natale ed un Felice Anno Nuovo, anche se , come sempre in ritardo, ed anche se, come sempre, con un po’ di vergogna per non aver davvero comunicato molto nel corso dell’anno.

Auguri di Buon Natale

Condivido questa frase del Profeta Sofonia, che ritroviamo nella liturgia dell’Avvento. È un messaggio deciso e chiaro che dice chi è Dio e chi siamo noi per Dio.
Dio è in mezzo a noi; l’Emmanuele. È il Dio che ci salva, anzi è un salvatore potente! Ci rinnova… e lo fa con il suo Amore! E nel farlo, gioisce, esulata di gioia e si rallegra con grida di Gioia. Dio, Padre e Madre, grida di gioia… non perché siamo bravi ma perché gli diamo l’opportunità di rinnovarci, di metterci a posto come solo lui sa fare. Dio può agire in noi solo se glielo permettiamo… ma se lo facciamo, quanto grande è la sua Gioia!
Pensare a questa parola e pensare che essa è un dono, una lettera d’Amore di Dio per noi, fa pensare. Fa pensare se veramente, guardando indietro ci ho creduto. Forse non sempre. Eppure il Natale è il tempo per riflettere che un nuova vita ci è donata in Gesù… perché ne avevamo bisogno, perché, senza, non riusciremo a mostrare il volto che Dio ha plasmato per noi; il nostro vero volto, senza maschere, il Suo Volto attraverso di noi!


[…] “Non temere, Sion,
non lasciarti cadere le braccia!
Il Signore tuo Dio in mezzo a te
è un salvatore potente
Esulterà di gioia per te,
ti rinnoverà con il suo amore,
si rallegrerà per te
con grida di gioia.”
(Sofonia 3,16-17)

Guardo indietro e, per noi, qui all’Ospedale di Mapuordit, questo ha voluto dire che, per un altro anno, persone straordinarie si sono prese cura della gente ammalata, assistendo, consigliando… talvolta semplicemente dando la medicina giusta per una certa condizione.
Ha voluto dire che, nonostante tutto, molte persone si sono fidate del nostro Ospedale. Molte davvero: le statistiche mostrano che solo a Novembre tutte le attività sono aumentante per numero di persone; più viste ambulatoriali e più ammissioni; più visite pre-natali e più parti; più vaccinazioni nel territorio.
Circa 40.000 persone hanno visitato l’ambulatorio (4000 più dell’anno scorso) e 5000 sono stati ammesse, nel periodo da Gennaio a Novembre 2018. La clinica prenatale ha offerto assistenza a più di 4000 donne in dolce attesa e 482 hanno deciso di partorire in ospedale, grazie anche al servizio ambulanza. Anche la presenza nel territorio ha riportato un aumento delle attività con 20000 vaccinazioni. A tutto questo, ha contribuito la nuova strada che è stata costruita e che congiunge la strada principale del Paese, da Juba a Wau, al nostro ospedale, che per anni è rimasto isolato e che ora diventa un punto di riferimento anche per chi abita lontano. È un segno di sviluppo ma anche un carico di responsabilità. Anche quest’anno siamo stati visitati da molti volontari che hanno condiviso con noi le gioie e le preoccupazioni della nostra gente. Senza l’aiuto di queste persone, molte delle attività non sarebbero state possibili. Grazie alla solidarietà di molti, l’ospedale riesce a raggiungere i più lontani e per questo la gente ci da fiducia.
Si tratta di esser presenti per persone che vengono, talvolta con le braccia lungo i fianchi, in cerca di una risposta ai lor problemi di salute. Non sempre la trovano e non tutti ce la fanno. Possiamo vantarci di un 91% di buoni esiti dell’ammissione in ospedale ma dobbiamo ammettere anche un 2% di persone che, ad un certo punto, lasciano l’ospedale per ritornare ai “guaritori locali”, circa il doppio che hanno una malattia cronica da cui non c’è guarigione ed altri, che sono portati a casa da Dio Padre/Madre, non come statistiche, ma come figli e figlie prediletti che hanno trovato il conforto che l’uomo non poteva loro dare.
C’è sicuramente molto di più da fare e ci sono aree in cui si può migliorare ma la tentazione sarebbe pensare di essere noi a far tutto e dimenticare che Dio è stato presente in ogni atto come mostrano le foto dei nostri staff al lavoro durante l’anno.
La grande novità di quest’anno, per il Paese, è stata che in Settembre è stato firmato un accordo di Pace tra il Governo e l’Opposizione armata di quelli che sono stati chiamati “ribelli”. Questo ha permesso al leader dell’Opposizione di rientrare in Sud Sudan, dall’esilio forzato. Anche se lo scetticismo generale era grande, una personalità di grande statura morale come il Vescovo emerito Paride Taban ha detto che questa volta la Pace aveva una chance. In effetti, per la prima volta alcuni toni arroganti usati in passato per scaricare le responsabilità (innumerevoli sono state le violazioni dei diritti umani da parte di entrambi gli schieramenti), sono stati smussati e penso che molti siano rimasti sorpresi nel sentire il Presidente dichiarare che la guerra civile scatenata nel 2013 sia stata “colpa della classe dirigente” e sentirlo chiedere perdono per tutto il male arrecato alla popolazione.
Certo, molti sospettano che l’obbiettivo principale del nuovo accordo (l’ennesimo) sia più una bilanciata spartizione del potere che un vero piano per la pace e lo sviluppo… ma è , al momento tutto ciò che abbiamo.
La Gente del Sud Sudan ha questa grande capacità di resilienza. Sono come il popolo di Israele a cui si rivolge il Profeta Sofonia: ne hanno passate così tante che li vedi con le braccia lungo i fianchi, forse stanchi perfino di aspettarsi qualcosa di buono nella loro vita. Chi li può invitare a sperare contro ogni speranza? Penso che sia questo il ruolo che, come Chiesa, siamo chiamati ad assumere e molto spesso questo non necessiterà di parole. O forse si, se le parole non verranno sbugiardate dal nostro fare o più intensamente, dal nostro essere.
Guardo indietro e vedo le occasioni in cui non sono stato in grado di indicare questa speranza, di assicurare la presenza di Dio in mezzo a noi, Salvatore Potente. Vedo quanto questo mi sia mancato. Giungo a questo Natale 2018 con le braccia lungo i fianchi… per aver perso queste occasioni, per aver mancato il bersaglio.
Vorrei raccontarvi due storie, quella di Kowoch e quella di Amer, entrambi pazienti dell’ospedale; per entrambi siamo stati sul punto di lasciarci cadere le braccia in disperazione.
Kowoch è un giovane uomo che circa un mese fa è stato portato in catene (letteralmente) dalla sua famiglia. Un problema psichiatrico, che lo portava ad azioni inconsulte e ad agire violentemente anche con i suoi familiari… che ora lo temevano. L’ammissione era una scelta obbligata ma essendo il nostro ospedale non attrezzato per la psichiatria abbiamo tentato quello che potevamo: alcuni farmaci, cibo… i familiari non erano molto a favore di rilasciarlo dalle catene… in effetti la stanza era sotto sopra durante la sua degenza. Alla fine, dopo circa due settimane, ci siamo dovuti rassegnare ala fatto che l’ospedale non lo aiutava. Abbiamo chiesto loro di portarlo a casa, ancora con medicine e raccomandazioni. Pensavo sarebbe ritornato presto, in catene e furi di testa. Mi sbagliavo. Due giorni fa è venuto a salutarci, pulito con vestiti nuovi, ricordava tutto. È venuto a ringraziarci. Credo che quello che ha fatto la differenza sia stato provare a sedersi con lui, farlo parlare, dargli fiducia… trattarlo insomma come una persona. Avevo lasciato perdere con lui. Il Signore mi ha mostrato che le cose stavano diversamente.
Amer è una bambina di circa 7 anni. La abbiamo ricoverata per una massa addominale, forse un linfoma e abbiamo iniziato il trattamento per quello che possiamo fare qui. Ma anche qui andiamo un po’ a spanne ed infatti lei ha manifestato complicazioni, severe, forse un’infezione che non avevamo riconosciuto. Pensavamo di poterla perdere. L’abbiamo coperta per tutto… e Dio ci ha regalato un altro miracolo di Natale. Si è ripresa e sembra forte, loquace ed affettuosa. Speriamo sia pronta per il secondo ciclo… che faremo con molta trepidazione ma chiedendo davvero l’aiuto d Dio, che ha scritto diritto lungo le nostre righe storte.
Per queste due persone mi erano cadute le braccia ed anche per altre occasioni mancate in cui essere nel giusto mi è parso più importante di essere amorevole. E scopro, con stupore che proprio per questi fallimenti, il Signore mi prenderà per mano -ed in braccio!- ancora una volta e mi rinnoverà con il suo Amore, perché vede quanto ne abbai ancora bisogno. Il Signore ci da sempre un’altra chance… per esultare con grida di Gioia, pensando a quello che può fare con noi! È quello che auguro a ciascuno di voi, come lo auguro anche a me: un’altra chance, ricominciare con Dio…!
Vi mando un caro saluto ed un abbraccio. Affido la Pace del Sud Sudan alla vostra preghiera, come mi affido anch’io. Buon Natale e Felice Anno 2019!

Frat. Paolo Rizzetto MCCJ



Data pubblicazione: 18/12/2018

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