P. Farronato Lorenzo ci scrive...

Perché si occupano di formare i catechisti che sono i principali collaboratori dei missionari. Loro sono sparsi nei numerosi villaggi dove noi possiamo andare solo di rado. E tengono viva la fede di coloro che si aprono al vangelo di Gesù.
Il mese di maggio, Padre Pascal ed io, siamo partiti da Bondo per raggiungere Ango (320 km da Bondo) dove periodicamente incontriamo i catechisti. Andando facciamo tappa a Bambilo anche per incontrarci con Vittorio e i confratelli e condividere insieme, come comunità allargata, gioie e trepidazioni. A Bambilo trovo il catechista Maurice che conoscevo da tempo. È molto triste, e mi presenta un figlio ammalato grave. Mi dice: “Vedi padre, avevo tre figli, uno ha lasciato il seminario per andare a cercare l’oro e non lo vedo da più anni, questo mi sta morendo tra le mani, la figlia è stata presa dalle LRA, non ho più nessuno!”
Arrivando ad Ango troviamo 30 catechisti. Per un mese e mezzo hanno lasciato famiglie e campi, e alcuni hanno fatto in bicicletta 200 e più km per partecipare a questo incontro di formazione o SCUOLA DI DIO. Hanno portato riso e altre cose dai loro campi per contribuire alle spese di mantenimento. Il clima tra questi catechisti è affabile e tutti hanno una gran voglia di “formazione”. Sentono il bisogno di approfondire i valori della fede per poter, a loro volta, aiutare i fedeli a gustare “la gioia del vangelo”. Ci sono anche due donne e una è di una capacità di apprendimento da far capire che le donne possono diventare capaci di guidare una comunità di cristiani.
Lo scorso anno, mentre eravamo ad Ango, un gruppo di banditi LRA aveva attaccato un villaggio della missione di Bambilo saccheggiando, e poi facendo portare nella foresta il materiale rubato da adulti e adolescenti presi nella scuola. Normalmente rilasciano gli adulti ma trattengono gli adolescenti facendo su di loro dei riti che hanno del magico per plagiarli e farli diventare membri del gruppo e renderli soprattutto capaci di uccidere. I nostri confratelli di Bambilo hanno fatto tutto il possibile per aiutare i superstiti. Partendo da Ango, Pascal e io sapevamo di dover passare per Bambilo e per il luoghi infestati da questi assassini. Mentre eravamo a Bambilo ricevemmo la notizia che Thérèse, la cuoca dei nostri catechisti di Ango era stata morsa da un serpente nei campi e non era più tornata a casa! Era una mamma allegra e vivace. Povero marito e poveri figli! Come Gesù ci dice “non sapete né il giorno né l’ora”! come purtroppo è accaduto nella sciagura del terremoto che ha ferito la nostra Italia e molti nostri fratelli.
Quest’anno, ad Ango, abbiamo trovato André, un ragazzo che l’anno scorso era stato preso dalle truppe LRA. Dopo un anno di fatiche, stremato e malato era svenuto nella foresta. Gli avevano tolto il fucile abbandonandolo lì sicuri che sarebbe morto. È stato invece trovato da gente del villaggio e portato ad Ango e messo sotto l’assistenza della Croce Rossa per poter recuperare una vita normale. Era di Bambilo, mi conosceva bene, aveva frequentato la catechesi e ricevuto i sacramenti nella nostra missione. Ripeteva uccidere, la parola propria della LRA. Gli chiedo della la figlia di Maurice, mi dice che aveva cercato di fuggire e l’hanno uccisa. Anche lui aveva cercato di fuggire e l’avevano punito mettendogli la macete arroventata sulla schiena. Mi mostra nella schiena due grandi cicatrici. Non l’hanno ucciso perché poteva ancora servire come soldato.
Ad Ango trovo anche un catechista al quale, qualche anno fa, avevano preso sua figlia e ora chiede ad André se ne sa qualcosa. André l’aveva conosciuta; dice che aveva partorito un bambino e l’ha tenuto, più tardi aveva avuto una bimba e l’hanno gettata via. Il papà ascoltava quasi assente: quella sua figlia così investita da forze diaboliche non era più “sua figlia” e il bambino che cresceva in quell’ambiente cattivo non era “suo nipote”. Han tenuto il maschietto per farne un soldato, vuol dire che pensano a un futuro. Ora André vorrebbe rientrare a Bambilo con noi e noi insistiamo perché lo lascino partire, ma la Croce Rossa non gli dà il permesso, può solo inviare una lettera ai suoi nella speranza di vederli, cosa non facile.
Ascoltando queste storie ho pensato a racconti come quelli di Oliver Twist di Dikens e alle lacrime che si versano nel leggerlo. Qui, immersi in questa realtà, non ci restano più nemmeno le lacrime.
L’anno scorso a settembre ero andato a Kinshasa per rinnovare il passaporto, mi hanno poi chiesto di fermarmi, per una supplenza, a Kisangani con i nostri giovani candidati alla vita comboniana. Anche tra loro ascoltavo delle storie che dovrebbero scuotere il mondo. Trovavano così bello a Kisangani: di notte si dormiva senza sentire sparatorie. Nel loro villaggio, vicino a Goma o a Beni non si poteva star tranquilli. Soprattutto di notte c’erano spesso incursioni delle bande armate e i giovani venivano portati via e la paura era al punto che alcuni tra loro si arruolavano spontaneamente a queste bande per vivere un po’ tranquilli. Ultimamente anche il papa ha parlato di queste tragedie nel Congo.
Cosa strana è proprio in queste zone che sorge il maggior numero di vocazioni e si trovano famiglie che vivono portando serenamente la croce di ogni giorno al seguito di Gesù. Mentre da noi, in Italia, le vocazioni alla vita consacrata e missionaria sono rare qui in Congo, noi Comboniani ci troviamo incapaci di accogliere il numero crescente di giovani che chiedono di entrare nel nostro Istituto. Sembra si stia realizzando veramente il sogno di Comboni: “salvare l’Africa con l’Africa”. Oggi il nostro superiore provinciale è congolese e il nostro superiore generale è africano”.
Termino salutando e ringraziando per la vostra collaborazione a questa opera missionaria che, nonostante tutto, è piena di fiduciosa speranza in un mondo migliore.
Con affetto sincero, p. lorenzo



Data pubblicazione: 01/09/2016

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