Le armi della diplomazia

Rabat ha fatto pressioni, anche economiche, per convincere nove stati africani ad aprire i loro consolati a El Aiun e Dakla, nei territori del Sahara Occidentale occupati dal Marocco. Comore, Gambia, Gabon, Guinea, Repubblica RabatCentroafricana, Saõ Tomé e Principe, Costa d’Avorio, Burundi e Gibuti hanno risposto all’appello


Nel giro di tre mesi, tra dicembre e febbraio, la diplomazia marocchina ha convinto 9 stati africani ad aprire un consolato nei territori occupati del Sahara Occidentale, che né l’Unione africana (Ua), di cui tutti i protagonisti fanno parte, né l’Onu riconoscono sotto la sovranità del Marocco.
A cominciare sono state le Comore, che hanno aperto il loro consolato generale nel capoluogo dei territori, El Aiun, il 18 dicembre scorso alla presenza dei rispettivi ministri degli esteri. In meno di due mesi sono seguiti, distribuiti tra El Aiun e Dakhla, i consolati di Gambia, Gabon, Guinea, Repubblica Centroafricana, Saõ Tomé e Principe, Costa d’Avorio, Burundi e Gibuti, quest’ultimo primo membro della Lega araba a compiere il passo.
Ciò che colpisce di questo attivismo diplomatico è che due di questi paesi (Saõ Tomé e Comore) non hanno neppure un’ambasciata a Rabat. E che se ne fanno i nove paesi di un consolato nei territori occupati dove non vivono loro connazionali? Persone che peraltro il Marocco si affretterebbe a espellere, data la politica restrittiva verso i migrati subsahariani.
Non sono mancate voci critiche nei rispettivi paesi a quella che qualcuno definisce «diplomazia del portafoglio», poiché alcuni organi di informazione hanno messo in luce le contropartite economiche offerte dal Marocco. Per Rabat si tratta di portare avanti per vie di fatto e indirette quel riconoscimento della sovranità sul Sahara Occidentale che Onu e Ua non hanno mai concesso. La Repubblica araba sahrawi democratica (Rasd), che fa parte dell’Ua, ha immediatamente protestato perché in contrasto con la carta dell’Ua; seguita dall’Algeria che è giunta a ritirare «per consultazioni» il proprio ambasciatore in Costa d’Avorio, che nel giugno scorso aveva già aperto un consolato “onorario” a El Aiun. Ne è scaturito un vivace scambio di dichiarazioni tra Rabat e Algeri.
Il Marocco intende continuare però su questa strada, anche con altri mezzi. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio ha fatto svolgere la sesta Coppa africana di fustal (calcio a 5) a El Aiun; per protesta, Sudafrica e Maurizio si sono ritirati e per questo sono sanzionati dalla Federazione africana di calcio. A metà gennaio il parlamento di Rabat ha approvato due leggi che fissano unilateralmente i limiti della frontiera marittima del Marocco, compresi i mille km di frontiera atlantica del Sahara Occidentale, suscitando le proteste della Rasd e le apprensioni della Spagna perché i limiti impattano sulla frontiera marittima delle Canarie.
da Nigrizia



Data pubblicazione: 09/03/2020

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